martedì 25 novembre 2008
EMANUELE HA ANCORA BISOGNO DI VOI
Banca Popolare di Milano, filiale di Cologno Monzese ag.68 (MI)
Coordinate Bancarie "Salviamo Emanuele"
D 05584 32970
Conto Corrente n.500
codice IBAN: IT22 D 05584 32970 000000000500
Coordinate estere
Cod. IBAN: IT22 D 05584 32970
Cod. SWIFT : BPM I I TMM068
LA FAMIGLIA LO BUE RINGRAZIA TUTTI DI CUORE CHI VOLESSE AIUTARE EMANUELE
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lunedì 24 novembre 2008
Emanuele su Tgcom (http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca)
Piccolo in coma dopo un'appendicite
Anche su Facebook è partita una gara di solidarietà per aiutare Emanuele Lo Bue, un bambino di otto anni di Cologno Monzese (Milano) in coma dal 10 aprile 2007 dopo un'operazione di appendicite. Durante l'intervento è sorta una complicanzione e il piccolo è rimasto in anossia per 15 minuti riportando successivamente una serie di gravissimi problemi al cervello. I genitori da allora non si danno per vinti per salvare suo figlio che ha bisogno di costose cure.
Nonostante Emanuele sia in uno stato di coma neurovegetativo "irreversibile", i genitori, con il sostegno di familiari e amici ormai in tutto il mondo, non hanno smesso di cercare in tutti i modi informazioni su una possibile riabilitazione più rapida, con cure d'avanguardia o anche un'eventuale ennesima operazione, in Italia o all'estero.
Come scrivono i genitori sul blog http://salviamoemanuele.blogspot.com, "la salvezza di Emanuele si potrebbe trovare a Cleveland dove è sito uno degli ospedali più all'avanguardia degli Stati Uniti dove i medici sono riusciti a ottenere su altri pazienti in condizioni simili risultati miracolosi attraverso l'inserimento di speciali microchips nelle parti danneggiate del cervello".
Sia su Facebook che sul blog ci sono tutte le informazioni per aiutare la famiglia e conoscere la vicenda del piccolo.
Anche su Facebook è partita una gara di solidarietà per aiutare Emanuele Lo Bue, un bambino di otto anni di Cologno Monzese (Milano) in coma dal 10 aprile 2007 dopo un'operazione di appendicite. Durante l'intervento è sorta una complicanzione e il piccolo è rimasto in anossia per 15 minuti riportando successivamente una serie di gravissimi problemi al cervello. I genitori da allora non si danno per vinti per salvare suo figlio che ha bisogno di costose cure.
Nonostante Emanuele sia in uno stato di coma neurovegetativo "irreversibile", i genitori, con il sostegno di familiari e amici ormai in tutto il mondo, non hanno smesso di cercare in tutti i modi informazioni su una possibile riabilitazione più rapida, con cure d'avanguardia o anche un'eventuale ennesima operazione, in Italia o all'estero.
Come scrivono i genitori sul blog http://salviamoemanuele.blogspot.com, "la salvezza di Emanuele si potrebbe trovare a Cleveland dove è sito uno degli ospedali più all'avanguardia degli Stati Uniti dove i medici sono riusciti a ottenere su altri pazienti in condizioni simili risultati miracolosi attraverso l'inserimento di speciali microchips nelle parti danneggiate del cervello".
Sia su Facebook che sul blog ci sono tutte le informazioni per aiutare la famiglia e conoscere la vicenda del piccolo.
domenica 23 novembre 2008
AMORE
CIAO DOLCE AMORE DELLA MAMMA TI GIURO STO FACENDO TUTTO IL POSSIBILE PER TE CI SONO TANTE PERSONE CHE TI SOSTENGON SONO GLI ANGELI TUOI TI SONO VICINI.
GIOIA DELLA SUA MAMMA NON MI ARRENDERO' MAI SEI L 'UNICA RAGIONE DELLE MIA VITA INSIEME A TUA SORELLA
A SOLI 6 ANNI TI HO LASCIATO SOLO E TI HO DATO UN BACIO NEMMENO ERO CON TE
QUANDO E' SUCCESSO MA CHE POTEVO FARE.TI HO RIVISTO STESO SU UN LETTO DELLA TERAPIA INTENSIVA NON SCORDERO' MAI IL TUO PIANTO CHE SI SENTIVA FUORI DALLE PORTE MI STRAZIAVA LO SO AVEVI PAURA VOLEVI LA TU MAMMA...........
QUALI SOFFERENZE HAI SOPPORTATO E SOPPORTI ANCORA PERCHE'... MA IO SONO CON TE TUTTI
STIAMO CERCANDO DI AIUTARTI NON ARRENDERTI SEI FORTE AVANTI SEI UN PICCOLO GRANDE UOMO
LA TUA MAMMA
GIOIA DELLA SUA MAMMA NON MI ARRENDERO' MAI SEI L 'UNICA RAGIONE DELLE MIA VITA INSIEME A TUA SORELLA
A SOLI 6 ANNI TI HO LASCIATO SOLO E TI HO DATO UN BACIO NEMMENO ERO CON TE
QUANDO E' SUCCESSO MA CHE POTEVO FARE.TI HO RIVISTO STESO SU UN LETTO DELLA TERAPIA INTENSIVA NON SCORDERO' MAI IL TUO PIANTO CHE SI SENTIVA FUORI DALLE PORTE MI STRAZIAVA LO SO AVEVI PAURA VOLEVI LA TU MAMMA...........
QUALI SOFFERENZE HAI SOPPORTATO E SOPPORTI ANCORA PERCHE'... MA IO SONO CON TE TUTTI
STIAMO CERCANDO DI AIUTARTI NON ARRENDERTI SEI FORTE AVANTI SEI UN PICCOLO GRANDE UOMO
LA TUA MAMMA
giovedì 20 novembre 2008
APPELLO
BUONGIORNO CHIUNQUE VOLESSE DIVULGARE LE LOCANDINE DI EMANUELE
PUO' SCRIVERMI A:
eleonora.crespi@alice.it
grazie
PUO' SCRIVERMI A:
eleonora.crespi@alice.it
grazie
lunedì 17 novembre 2008
LA STORIA DEL PICCOLO CARABINIERE
28 settembre 2000: nasce Emanuele
La storia di mio figlio inizia come quella di tutti i bambini. Nasce da un amore e cresce in una famiglia come tante: mamma, papà, una sorella più grande, i nonni, gli zii.
E’ un bambino come gli altri, un angioletto pieno di vita e di cose da fare. Va a scuola volentieri, a quattro anni comincia a suonare il pianoforte, studia l’inglese, fa karate, gioca a calcio. E’ appassionato di astronomia e legge i libri di Margherita Hack, che lui chiama “la signora delle stelle”.
Da grande vuol fare il carabiniere. L’ha deciso il giorno in cui ha visto il film su Salvo D’Acquisto, quello con Massimo Ranieri. Dice che un carabiniere deve parlare l’inglese per svolgere indagini internazionali e deve essere un campione di karate per combattere contro i nemici. Perciò studia e si impegna al massimo. Tutti i giorni vuole passare davanti al monumento di fronte alla caserma di Cologno Monzese intitolata a Salvo, a due passi da casa nostra. E ogni 23 settembre (anniversario dell’eroico sacrificio di D’Acquisto) e ogni 25 aprile gli porta un mazzo di fiori.
Primavera 2007
Emanuele ha 6 anni. Frequenta la prima elementare. A marzo cambia scuola. Nuovi insegnanti, nuovi compagni. Lui si trova subito bene, è felice.
Studia. Corre la Stramilano. Il 17 maggio farà il suo secondo concerto di pianoforte. Gioca. Legge. A maggio diventerà cintura arancione di karate.
10 aprile 2007: mattina
Mio figlio ha mal di pancia. Viene il dottore e ci consiglia di andare al pronto soccorso.
Ospedale San Raffaele. Pronto soccorso. Attesa. Visita. Attesa. Esame. Attesa. Altro esame. Passano così otto ore.
Emanuele ha paura, è tutto nuovo per lui. Si sforza di restare tranquillo, vuol fare l’ometto. Solo lo sguardo impaurito tradisce la sua ansia. Lo tranquillizzo. Si fida di me, purtroppo, sono la sua mamma! Vuol fare il bravo: otto ore di visite e controlli senza un capriccio e senza mai dire no.
Finalmente la diagnosi: appendicite. Bisogna operare. Subito.
Lo accompagniamo in sala operatoria, mio marito e io. Lui ci arriva sulle sue belle gambette sane e forti. Sale da solo sul lettino. E’ impaurito ma non versa una lacrima.
10 aprile 2007: tarda serata
Tutto è pronto. Gli do un bacio. L’ultimo.
Aspettiamo in pediatria. Il lettino è pronto da ore. Nessuno ci dice niente. Preoccupazione. Ansia. Panico!
Ma ecco quattro dottori in camice. Chi sono?
“Signora, abbiamo avuto un problema: 15 minuti senza ossigeno al cervello!”
Cosa? Che vuol dire? Aspettate! Se ne vanno.
Noi non capiamo. Cos’è successo? Un problema! Che problema? Ossigeno? Cervello? CHE VUOL DIRE? Nessuno ci spiega niente. Incubo! Il pensiero si ghiaccia. Poi esplode.
Terapia intensiva
Corriamo al reparto Terapia intensiva. Qualcuno ci ha detto che nostro figlio è là. Ci precipitiamo. Porta chiusa. Suoniamo il campanello. Entriamo: Emanuele!
Intubato. Aghi nel collo, nelle braccia, nelle caviglie. Il torace blu per colpa del defibrillatore.
Nudo, coperto solo da un lenzuolo, livido, martoriato come il Cristo del Mantegna.
E tutti quei rumori, di quelle macchine che lo tengono in vita.
Ricordo che pensavo “speriamo che non l’abbiano lasciato solo e che non abbia sofferto”.
Non mi rendevo conto. Non è possibile! Perché al mio angelo?
Aveva ancora i capelli. Il sabato successivo glieli hanno rasati.
Cos’è successo?
Perché gli sono mancati 15 minuti di ossigeno? Non si sa. Il fatto è che senza ossigeno i neuroni sono morti a grappoli. E da lì è finito e cominciato tutto.
Quattro giorni dopo
Nel pieno dell’incubo!
Devono trapanargli la testa per misurare la pressione endocranica (dentro il cranio) che sale vertiginosamente. Emanuele è in pericolo di vita. Gli asportano d’urgenza la teca frontale, l’osso della fronte. Lo rompono in più pezzi altrimenti il cervello non troverebbe spazio per aumentare il proprio volume. Si sta espandendo, si gonfia, si gonfia, come un pallone e adesso che c’è solo la pelle a coprirlo, sporge all’infuori.
Terribile? Spaventoso? Atroce? Non c’è una parola sufficiente.
Rimarrà così per tanti mesi. In costante pericolo di vita. Continuamente lo sottopongono all’ipotermia, cioè gli abbassano la temperatura del corpo per controllare meglio la situazione. Succede di tutto. Gli fanno anche una trasfusione e gli somministrano farmaci. Molti e molto potenti.
Non scorderò mai più in tutta la vita il suo pianto continuo. Lo sento appena si aprono le porte di Terapia intensiva. E’ l’unico che piange. Lui vuole la sua mamma ma io non posso stargli accanto se non negli orari permessi. Perché ci sono le regole.
28 maggio 2007
Emanuele viene trasferito alla clinica La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, Lecco.
Altra sofferenza! Per stargli accanto devo affidare ai miei genitori mia figlia di 13 anni, mentre mio marito vive con me in clinica e passa le notti in un appartamento in affitto. Le spese, e sono molte, a carico nostro.
Emanuele ha la fronte gonfissima perché il cervello è fuoriuscito ormai dalla cavità cranica e non è ancora tornato alle sue dimensioni normali.
Bosisio Parini: clinica di riabilitazione
E’ un mondo a parte. La valle della sofferenza dei bambini. Emanuele piange, piange. Viene alimentato artificialmente con un sondino naso-gastrico, la testa fasciata. Una sofferenza indicibile! Passano i giorni, i mesi.
Gli tolgono le bende. E’ senza capelli, rasato a zero. Una cicatrice immensa, larga un dito. Sembra un’aureola. La pelle tenuta insieme da una cucitura e da graffette di metallo come quelle per i documenti. La ferita è fresca. Ci fanno raccomandazioni, non bisogna toccarla: rischio infezioni. Le medicazioni sono dolorose.
Inizia la fisioterapia, per evitare l’atrofia di muscoli e nervi, e la logopedia, per cercare di recuperare e mantenere la capacità di deglutizione, che per il momento non sembra compromessa del tutto.
Emanuele non fa altro che piangere. Non parla, non ride più, non suona più il piano, non gioca, non studia. Non può più fare niente di tutto ciò che faceva prima di quel 10 aprile maledetto. Gli hanno spezzato le ali della vita!
Non ha più alcun diritto, tranne quello di soffrire e di piangere.
Ogni movimento è sofferenza. Emanuele piange continuamente, forse anche solo per comunicare. Chissà.
Settembre 2007: inizio del mese
Emanuele viene portato di nuovo al San Raffaele. Arriviamo il lunedì alle 15 e facciamo non poca fatica ad organizzarci perché spostare il bambino e coordinare per giorni i vari controlli, i pasti e tutto il resto non è facile.
Mercoledì
Operazione per rimettere al suo posto l’osso autologo, vale a dire l’osso frontale di Emanuele. L’intervento dura tutta la mattina.
Giovedì Giornata tranquilla.
Venerdì
Gli mettono la PEG per l’alimentazione artificiale: un tubicino che attraverso l’addome porta il cibo alla stomaco. Due giorni di vomito a causa dell’anestesia e tantissimi altri problemi. Le informazioni sono latenti.
Lunedì
Torniamo a Bosisio. Io e mia mamma con Emanuele, mio marito a casa con nostra figlia.
Fra fisioterapia, logopedia, alimentazione e tutto il resto si sta in ballo da mattina a sera e anche la notte e bisogna essere in due per darsi il cambio. Perché Emanuele ha bisogno di tutto: quindi non ci possiamo permettere neanche un minuto di disattenzione.
4 ottobre 2007
Inizio uno sciopero della fame per ottenere attenzione e riuscire così a scoprire se c’è un qualche posto al mondo dove possano curare Emanuele e farlo migliorare il più possibile.
Tante promesse e tanto fumo. La realtà è che siamo soli e abbandonati a noi stessi. Tutti si aspettano da noi rassegnazione e pensano senza dircelo “portatevi a casa vostro figlio e arrangiatevi, che tanto così rimarrà per sempre”.
Quando chiediamo informazioni e aiuto tutte le porte ci vengono sbattute in faccia.
Nel frattempo ci alterniamo al capezzale di Emanuele perché anche nostra figlia ha bisogno della sua mamma.
Riesco ad ottenere qualche passaggio TV e qualche articolo. Le cose si muovono. Con l’aiuto di tante persone contattiamo centri europei e americani e raggiungiamo anche un dottore inglese che con un certo farmaco risveglia i pazienti dal coma neurovegetativo. Sotto stretto controllo medico lo proviamo su Emanuele, ma purtroppo non fa effetto.
12 dicembre 2007
Vogliono dimettere Emanuele ma gestirlo a casa sarebbe impossibile, gli spazi non sono ancora adeguati, dobbiamo fare tanti lavori, dobbiamo attrezzarci, c’è bisogno di tante cose. Secondo sciopero della fame: Emanuele rimane a Bosisio.
Passano i mesi. Contattiamo altri centri, riceviamo risposte e informazioni. Finalmente entro in contatto con una mamma italiana che sta curando suo figlio in Florida, negli USA.
Grazie all’aiuto di tanti amici, gente comune che vuole aiutare Emanuele, raccogliamo i fondi necessari per la terapia.
22 Aprile 2008
Partiamo per gli States!
Un volo umanitario, organizzato dall’Aeronautica Militare, ci porta a Fort Lauderdale dove, così come molti altri bambini italiani, Emanuele viene curato: ossigenoterapia (per fornire il “carburante” ai neuroni), fisioterapia intensiva (per stimolare una possibile ripresa), logopedia (per abituarlo di nuovo a mangiare da solo), terapia cranio-sacrale (utile per mantenere la funzionalità del corpo e degli organi interni).
15 Ottobre 2008
Rientriamo, per mancanza di fondi, con un nuovo volo umanitario.
Oggi
Emanuele è a casa. Ha bisogno di ore e ore di assistenza e cura giornaliera, ma le istituzioni, pur facendo del loro meglio, garantiscono solo una piccola parte del necessario. Purtroppo i malati allettati sono numerosi e molti sono bambini.
Noi facciamo di tutto per aiutare nostro figlio, e tante persone comuni, amici ma anche sconosciuti, ci aiutano come possono. Il buon cuore però non basta, ci vogliono fondi. Le esigenze sono moltissime, tutte cose assolutamente indispensabili.
Purtroppo questa è la vita reale.
Emanuele da grande voleva fare il carabiniere e servire la Patria …
SALVIAMO EMANUELE!
Tutti insieme. CONTRIBUITE ANCHE VOI!
Informazioni dettagliate e contatti diretti con la famiglia sul blog WWW.SALVIAMOEMANUELE.BLOGSPOT.COM
C/C 500
intestazione: Salviamo Emanuele
coordinate bancarie: IBAN IT22 D 05584 32970
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GRAZIE! di cuore dalla famiglia Lo Bue
La storia di mio figlio inizia come quella di tutti i bambini. Nasce da un amore e cresce in una famiglia come tante: mamma, papà, una sorella più grande, i nonni, gli zii.
E’ un bambino come gli altri, un angioletto pieno di vita e di cose da fare. Va a scuola volentieri, a quattro anni comincia a suonare il pianoforte, studia l’inglese, fa karate, gioca a calcio. E’ appassionato di astronomia e legge i libri di Margherita Hack, che lui chiama “la signora delle stelle”.
Da grande vuol fare il carabiniere. L’ha deciso il giorno in cui ha visto il film su Salvo D’Acquisto, quello con Massimo Ranieri. Dice che un carabiniere deve parlare l’inglese per svolgere indagini internazionali e deve essere un campione di karate per combattere contro i nemici. Perciò studia e si impegna al massimo. Tutti i giorni vuole passare davanti al monumento di fronte alla caserma di Cologno Monzese intitolata a Salvo, a due passi da casa nostra. E ogni 23 settembre (anniversario dell’eroico sacrificio di D’Acquisto) e ogni 25 aprile gli porta un mazzo di fiori.
Primavera 2007
Emanuele ha 6 anni. Frequenta la prima elementare. A marzo cambia scuola. Nuovi insegnanti, nuovi compagni. Lui si trova subito bene, è felice.
Studia. Corre la Stramilano. Il 17 maggio farà il suo secondo concerto di pianoforte. Gioca. Legge. A maggio diventerà cintura arancione di karate.
10 aprile 2007: mattina
Mio figlio ha mal di pancia. Viene il dottore e ci consiglia di andare al pronto soccorso.
Ospedale San Raffaele. Pronto soccorso. Attesa. Visita. Attesa. Esame. Attesa. Altro esame. Passano così otto ore.
Emanuele ha paura, è tutto nuovo per lui. Si sforza di restare tranquillo, vuol fare l’ometto. Solo lo sguardo impaurito tradisce la sua ansia. Lo tranquillizzo. Si fida di me, purtroppo, sono la sua mamma! Vuol fare il bravo: otto ore di visite e controlli senza un capriccio e senza mai dire no.
Finalmente la diagnosi: appendicite. Bisogna operare. Subito.
Lo accompagniamo in sala operatoria, mio marito e io. Lui ci arriva sulle sue belle gambette sane e forti. Sale da solo sul lettino. E’ impaurito ma non versa una lacrima.
10 aprile 2007: tarda serata
Tutto è pronto. Gli do un bacio. L’ultimo.
Aspettiamo in pediatria. Il lettino è pronto da ore. Nessuno ci dice niente. Preoccupazione. Ansia. Panico!
Ma ecco quattro dottori in camice. Chi sono?
“Signora, abbiamo avuto un problema: 15 minuti senza ossigeno al cervello!”
Cosa? Che vuol dire? Aspettate! Se ne vanno.
Noi non capiamo. Cos’è successo? Un problema! Che problema? Ossigeno? Cervello? CHE VUOL DIRE? Nessuno ci spiega niente. Incubo! Il pensiero si ghiaccia. Poi esplode.
Terapia intensiva
Corriamo al reparto Terapia intensiva. Qualcuno ci ha detto che nostro figlio è là. Ci precipitiamo. Porta chiusa. Suoniamo il campanello. Entriamo: Emanuele!
Intubato. Aghi nel collo, nelle braccia, nelle caviglie. Il torace blu per colpa del defibrillatore.
Nudo, coperto solo da un lenzuolo, livido, martoriato come il Cristo del Mantegna.
E tutti quei rumori, di quelle macchine che lo tengono in vita.
Ricordo che pensavo “speriamo che non l’abbiano lasciato solo e che non abbia sofferto”.
Non mi rendevo conto. Non è possibile! Perché al mio angelo?
Aveva ancora i capelli. Il sabato successivo glieli hanno rasati.
Cos’è successo?
Perché gli sono mancati 15 minuti di ossigeno? Non si sa. Il fatto è che senza ossigeno i neuroni sono morti a grappoli. E da lì è finito e cominciato tutto.
Quattro giorni dopo
Nel pieno dell’incubo!
Devono trapanargli la testa per misurare la pressione endocranica (dentro il cranio) che sale vertiginosamente. Emanuele è in pericolo di vita. Gli asportano d’urgenza la teca frontale, l’osso della fronte. Lo rompono in più pezzi altrimenti il cervello non troverebbe spazio per aumentare il proprio volume. Si sta espandendo, si gonfia, si gonfia, come un pallone e adesso che c’è solo la pelle a coprirlo, sporge all’infuori.
Terribile? Spaventoso? Atroce? Non c’è una parola sufficiente.
Rimarrà così per tanti mesi. In costante pericolo di vita. Continuamente lo sottopongono all’ipotermia, cioè gli abbassano la temperatura del corpo per controllare meglio la situazione. Succede di tutto. Gli fanno anche una trasfusione e gli somministrano farmaci. Molti e molto potenti.
Non scorderò mai più in tutta la vita il suo pianto continuo. Lo sento appena si aprono le porte di Terapia intensiva. E’ l’unico che piange. Lui vuole la sua mamma ma io non posso stargli accanto se non negli orari permessi. Perché ci sono le regole.
28 maggio 2007
Emanuele viene trasferito alla clinica La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, Lecco.
Altra sofferenza! Per stargli accanto devo affidare ai miei genitori mia figlia di 13 anni, mentre mio marito vive con me in clinica e passa le notti in un appartamento in affitto. Le spese, e sono molte, a carico nostro.
Emanuele ha la fronte gonfissima perché il cervello è fuoriuscito ormai dalla cavità cranica e non è ancora tornato alle sue dimensioni normali.
Bosisio Parini: clinica di riabilitazione
E’ un mondo a parte. La valle della sofferenza dei bambini. Emanuele piange, piange. Viene alimentato artificialmente con un sondino naso-gastrico, la testa fasciata. Una sofferenza indicibile! Passano i giorni, i mesi.
Gli tolgono le bende. E’ senza capelli, rasato a zero. Una cicatrice immensa, larga un dito. Sembra un’aureola. La pelle tenuta insieme da una cucitura e da graffette di metallo come quelle per i documenti. La ferita è fresca. Ci fanno raccomandazioni, non bisogna toccarla: rischio infezioni. Le medicazioni sono dolorose.
Inizia la fisioterapia, per evitare l’atrofia di muscoli e nervi, e la logopedia, per cercare di recuperare e mantenere la capacità di deglutizione, che per il momento non sembra compromessa del tutto.
Emanuele non fa altro che piangere. Non parla, non ride più, non suona più il piano, non gioca, non studia. Non può più fare niente di tutto ciò che faceva prima di quel 10 aprile maledetto. Gli hanno spezzato le ali della vita!
Non ha più alcun diritto, tranne quello di soffrire e di piangere.
Ogni movimento è sofferenza. Emanuele piange continuamente, forse anche solo per comunicare. Chissà.
Settembre 2007: inizio del mese
Emanuele viene portato di nuovo al San Raffaele. Arriviamo il lunedì alle 15 e facciamo non poca fatica ad organizzarci perché spostare il bambino e coordinare per giorni i vari controlli, i pasti e tutto il resto non è facile.
Mercoledì
Operazione per rimettere al suo posto l’osso autologo, vale a dire l’osso frontale di Emanuele. L’intervento dura tutta la mattina.
Giovedì Giornata tranquilla.
Venerdì
Gli mettono la PEG per l’alimentazione artificiale: un tubicino che attraverso l’addome porta il cibo alla stomaco. Due giorni di vomito a causa dell’anestesia e tantissimi altri problemi. Le informazioni sono latenti.
Lunedì
Torniamo a Bosisio. Io e mia mamma con Emanuele, mio marito a casa con nostra figlia.
Fra fisioterapia, logopedia, alimentazione e tutto il resto si sta in ballo da mattina a sera e anche la notte e bisogna essere in due per darsi il cambio. Perché Emanuele ha bisogno di tutto: quindi non ci possiamo permettere neanche un minuto di disattenzione.
4 ottobre 2007
Inizio uno sciopero della fame per ottenere attenzione e riuscire così a scoprire se c’è un qualche posto al mondo dove possano curare Emanuele e farlo migliorare il più possibile.
Tante promesse e tanto fumo. La realtà è che siamo soli e abbandonati a noi stessi. Tutti si aspettano da noi rassegnazione e pensano senza dircelo “portatevi a casa vostro figlio e arrangiatevi, che tanto così rimarrà per sempre”.
Quando chiediamo informazioni e aiuto tutte le porte ci vengono sbattute in faccia.
Nel frattempo ci alterniamo al capezzale di Emanuele perché anche nostra figlia ha bisogno della sua mamma.
Riesco ad ottenere qualche passaggio TV e qualche articolo. Le cose si muovono. Con l’aiuto di tante persone contattiamo centri europei e americani e raggiungiamo anche un dottore inglese che con un certo farmaco risveglia i pazienti dal coma neurovegetativo. Sotto stretto controllo medico lo proviamo su Emanuele, ma purtroppo non fa effetto.
12 dicembre 2007
Vogliono dimettere Emanuele ma gestirlo a casa sarebbe impossibile, gli spazi non sono ancora adeguati, dobbiamo fare tanti lavori, dobbiamo attrezzarci, c’è bisogno di tante cose. Secondo sciopero della fame: Emanuele rimane a Bosisio.
Passano i mesi. Contattiamo altri centri, riceviamo risposte e informazioni. Finalmente entro in contatto con una mamma italiana che sta curando suo figlio in Florida, negli USA.
Grazie all’aiuto di tanti amici, gente comune che vuole aiutare Emanuele, raccogliamo i fondi necessari per la terapia.
22 Aprile 2008
Partiamo per gli States!
Un volo umanitario, organizzato dall’Aeronautica Militare, ci porta a Fort Lauderdale dove, così come molti altri bambini italiani, Emanuele viene curato: ossigenoterapia (per fornire il “carburante” ai neuroni), fisioterapia intensiva (per stimolare una possibile ripresa), logopedia (per abituarlo di nuovo a mangiare da solo), terapia cranio-sacrale (utile per mantenere la funzionalità del corpo e degli organi interni).
15 Ottobre 2008
Rientriamo, per mancanza di fondi, con un nuovo volo umanitario.
Oggi
Emanuele è a casa. Ha bisogno di ore e ore di assistenza e cura giornaliera, ma le istituzioni, pur facendo del loro meglio, garantiscono solo una piccola parte del necessario. Purtroppo i malati allettati sono numerosi e molti sono bambini.
Noi facciamo di tutto per aiutare nostro figlio, e tante persone comuni, amici ma anche sconosciuti, ci aiutano come possono. Il buon cuore però non basta, ci vogliono fondi. Le esigenze sono moltissime, tutte cose assolutamente indispensabili.
Purtroppo questa è la vita reale.
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SALVIAMO EMANUELE!
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GRAZIE! di cuore dalla famiglia Lo Bue
giovedì 13 novembre 2008
RINGRAZIAMO
Salviamo Emanuele Lo Bue: GRAZIE BRUNELLA http:/suami-patch ...La salvezza di Emanuele si potrebbe trovare a Cleveland dove è sito uno ... GRAZIE BRUNELLA http:/suami-patch.blogspot.com. Pubblicato da La mamma Eleonora ...
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martedì 11 novembre 2008
trasmissione "AVEROMA"
Emiliano Di Nardo (Italy) ha scritto
alle 12.16
RAGAZZI AIUTIAMO EMANUELE!
VEDIAMO SE RIUSCIAMO A FARE QUALCOSA PER DARA UNA SPERANZA A QUESTO SFORTUNATISSIMO BAMBINO.
DURANTE LA PUNTATA ODIERNA DI "AVEROMA" IN ONDA SULLE FREQUENZE DI POWERSTATION FM 100.5 (ascoltabile anche in streaming sul sito www.powerstation.fm) DAREMO TUTTE LE COORDINATE PER DARE UN AIUTO CONCRETO AD EMANUELE.
MOLTO PROBABILMENTE SARA' IN DIRETTA ANCHE LA MAMMA DI EMANUELE.
GRAZIE A TUTTI PER L'ATTENZIONE
LA FAMIGLIA LO BUE RINGRAZIA
alle 12.16
RAGAZZI AIUTIAMO EMANUELE!
VEDIAMO SE RIUSCIAMO A FARE QUALCOSA PER DARA UNA SPERANZA A QUESTO SFORTUNATISSIMO BAMBINO.
DURANTE LA PUNTATA ODIERNA DI "AVEROMA" IN ONDA SULLE FREQUENZE DI POWERSTATION FM 100.5 (ascoltabile anche in streaming sul sito www.powerstation.fm) DAREMO TUTTE LE COORDINATE PER DARE UN AIUTO CONCRETO AD EMANUELE.
MOLTO PROBABILMENTE SARA' IN DIRETTA ANCHE LA MAMMA DI EMANUELE.
GRAZIE A TUTTI PER L'ATTENZIONE
LA FAMIGLIA LO BUE RINGRAZIA
venerdì 7 novembre 2008
UNITI PER I RISVEGLI
Uniti per i Risvegli su Libero Blog
Associazione per la difesa dei diritti dei post comatosi E DELLO STATO VEGETATIVO. Centro Studi e Casa dei Risvegli.Puglia-Basilicata-Calabria- Sicilia
blog.libero.it/ComaPuglia · Pagina nella cache
Associazione per la difesa dei diritti dei post comatosi E DELLO STATO VEGETATIVO. Centro Studi e Casa dei Risvegli.Puglia-Basilicata-Calabria- Sicilia
blog.libero.it/ComaPuglia · Pagina nella cache
giovedì 6 novembre 2008
martedì 4 novembre 2008
EMANUELE HA ANCORA BISOGNO DI VOI
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LA FAMIGLIA LO BUE RINGRAZIA TUTTI DI CUORE CHI VOLESSE AIUTARE EMANUELE
lunedì 3 novembre 2008
APPELLO URGENTE
LA FAMIGLIA LO BUE CERCA CON URGENZA VOLONTARI PER ASSISTENZA DOMICILIARE E ALTRE PERSONE DI BUON CUORE CHI FOSSE DISPONIBILE PER AIUTARE EMANUELE
CHI E' INTERESSATO PUO' CONTATTARE IL NUMERO DI TELEFONO
333 29 15 163
CHI E' INTERESSATO PUO' CONTATTARE IL NUMERO DI TELEFONO
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